Barra di navigazione |
|
|
|
|
|
|
|
|
|

ARTICOLO LIBERALUISS APRILE 2010
Domenico Fauceglia
AMORE E FOLLIA
Nella solitudine siamo tutti irrazionali, lo sono io quando parlo e rido da solo, cose che non farei mai in un teatro o in un cinema e nemmeno in un’aula universitaria. In effetti, l’uomo è al suo interno irrazionale ed assume comportamenti fuori dal normale (dalla norma), comportamenti che non manifesterà mai in pubblico. L’uomo vive in due dimensioni diverse: la casa dell’ “io” che è irrazionale e la dimensione del “noi”che è razionale. Esiste, però, anche una dimensione duale (io e te) che costituisce una coppia, la più piccola comunità esistente, questa non è solitudine ma nemmeno moltitudine, semplicemente è una microcomunità. Io e te formiamo il mondo dell’amore, un posto costruito dalla mia e dalla tua follia e solo in questo posto potremo intenderci. “Quasi fuori dal cielo si àncora tra due montagne la metà della luna (…) Vediamo quante stelle sbriciolate nella pozzanghera”, qui Neruda parla dal suo folle mondo, quello dell’ amore, laddove le stelle sono tutte le cose o magari niente e la pozzanghera è, forse, la meraviglia di questo mondo. È una dimensione percepibile solo da Neruda e dalla propria amata, uno spazio dove le cose possono significare mille cose e, nello stesso tempo, nulla, conoscibile solo dai due amanti. L’amore è fuori dal mondo razionale, è il mezzo che ci conduce in una dimensione che è al di fuori della nostra vita (razionale) per approdare in un non- luogo (a- topos) dove il tempo non ha secondi e lo spazio non ha metri. Il fuori- luogo dove regnano passioni e desideri che rendono i significati instabili e che ci indeboliscono notevolmente, e in un luogo dove esistono solo pulsioni e desideri, l’ordine e la ragione non sono altro che neve al sole. L’amore non si conosce, basta osservare “gli amanti che passano la vita insieme e che non sanno dire cosa vogliono l’uno dall’altro” (Platone) è un mondo in cui la dicibilità (razionalità) si arresta davanti all’indicibilità (l’irrazionalità, propria degli amanti), l’amore è un enigma. Platone, nel Simposio, sosteneva che la nostra natura non è la stessa di oggi, prima eravamo uniti, eravamo una creatura sola, e non generavamo per unione reciproca ma per unione con la terra. Questa creatura era inoltre circolare: quattro mani, quattro gambe, due volti su una sola testa, quattro orecchie, due organi genitali e tutto il resto come ci si può immaginare. Questa natura doppia è però stata spezzata da Zeus, il quale fu indotto a tagliare a metà questi esseri per la loro tracotanza, al fine di renderli più deboli ed evitare che attentassero al potere degli dei (d’altro canto, eliminarli del tutto avrebbe comportato la perdita dell’unica forma vivente da cui gli dei erano venerati). Da allora ciascuno di noi è un “contrassegno” d’uomo (è la metà), unire due metà è formare il simbolo (σύμβολον) che è la ragion d’essere di Eros, medico e amico degli uomini. L’uomo, non ha vita facile dal momento in cui diventa metà, infatti a lui “non è concesso distogliere l’occhio dal proprio taglio” , questa è sofferenza, e a curare l’uomo è l’amico e medico Eros, colui che vive al confine tra l’ irrazionale (non- mondo divino) e il razionale (mondo umano), che spinge l’uomo ad amare perché è l’unico rimedio per distruggere la bruta forza disgregatrice dell’ uomo che è l’assoluta razionalità, che porta al completo appiattimento delle pulsioni e dei desideri e, quindi, di se stesso, conduce alla morte (amore, è un desiderio di non morire, a- mors, ossia è la non- morte). L’uomo ha bisogno di vivere nel mondo dell’amore, ognuno di noi desidera l’altro, ciò è nell’indole di chi è a metà, la metà cerca “pienezza” e per raggiungerla deve unirsi con l’altra metà. La pienezza è il mondo dell’amore creata dalle follie delle metà, il non- luogo che anche Freud vede fuori dalla razionalità, si entra in amore per desiderio di unirsi, la cura di Eros, e introdursi in quella follia comune alla coppia dove discorsi deliranti come: “non potrei vivere senza te. Vuoi la luna? La luce delle stelle?” hanno il loro significato. L’uomo necessita di vivere nel mondo folle dell’amore e la necessità si percepisce dal desiderio di volere l’altro, che è fortissimo, quasi insostenibile, in sua assenza, ma il desiderio diminuisce in sua presenza. D’altronde, come direbbe Luciano De Crescenzo, “siamo angeli con un’ala sola e possiamo volare soltanto abbracciati”.
Domenico Fauceglia © 2010
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|